...Storia Della Sicilia...

Situata tra l'Africa e l'Europa, la Sicilia, sin dai tempi più antichi, fu la meta dei popoli mediterranei: fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Normanni, Spagnoli, Francesi, si avvicendarono sul suo suolo mescolandosi alle popolazioni sicule e lasciando l'impronta della loro civiltà.


...alterne correnti, formando vortici pericolosi, turbano le acque dello stretto di Messina. Un  mostro orrendo, secondo gli antichi, vagava in quelle acque: trasformata dalla gelosia di Circe in mostro marino, Scilla era stata un giorno una magnifica fanciulla amata da Glauco: ora più nulla di umano le restava. Immersa nelle onde e invisibile ai naviganti, essa attendeva le fragili imbarcazioni che osavano avventurarsi nello stretto e, ghermendole coi suoi tentacoli, le trascinava per sempre nelle tenebre del fondo. Colui che riusciva a scampare dalle grinfie di Scilla, doveva affrontare un altro pericolo: Cariddi. Così era chiamato un vortice pericolosissimo situato di fronte al covo di scilla. La Sicilia era dunque pressochè inaccessibile agli abitanti della penisola italica; tuttavia, nell'età del bronzo , il popolo dei Siculi aveva osato varcare lo stretto e si era stabilito nella parte più occidentale. In seguito, erano sopraggiunti, forse dalle lontane regioni ibere, i Sicani, che avevano preso possesso delle regioni orientali, e la misteriosa gente degli Ulmi. Siculi, Sicani ed Ulmi,  abitavano sulle alture, per poter osservare meglio il nemico, erano molto operosi e si dedicavano 

...Scilla...

alla pastorizia e alla pesca, coltivavano il grano, l'ulivo e la vite: la loro vita trascorreva felice, paga del lavoro agricolo e del culto delle divinità: fra queste le più amate dai Siculi erano le Dee Madri e i Fratelli Palici (gemelli nati da Giove e da Talia) ai quali era consacrato un laghetto presso l'odierna Palagonia.

Nell'evocare tempi così lontani, la realtà si confonde talvolta con la leggenda: narrano gli antichi, ad esempio, che nella città Sicana di Camico (Kamicos) fosse perito il re di Creta, Minosse, giunto in Sicilia sulle tracce di Dedalo, fuggito dal labirinto dove il re l'aveva rinchiuso, mediante le immense ali che egli stesso si era costruito.

Sparirono i Sicani dall'isola nel III sec. a.C., forse perchè, essendo in minor numero, erano stati assorbiti dalla popolazione più numerosa dei Siculi. Ma già da molto tempo altri popoli erano venuti dal mare: già i Fenici e i Greci erano approdati sulle coste orientali dell'isola e avevano scambiato con le popolazioni indigene commercio di metalli e di prodotti agricoli.

Una grande migrazione dalla Grecia alla Sicilia cominciò intorno al 725 a.C. Gli Ioni insieme ai Dori si insediarono nei punti più propizi della costa formando colonie come Nasso, Leontini, Catania Megara e Siracusa. I Greci portarono in Sicilia la loro civiltà, la loro religione, le loro tradizioni millenarie e nell'isola fiorì una nuova ricchezza. Chiamarono la Sicilia Trinacria per la sua forma triangolare. A Siracusa ed Agrigento si instaurò un  governo tirannico il quale assunse forma dinastica. Intanto anche i Cartaginesi, erano giunti sulle coste siciliane, sicchè i Dori e gli Ioni si unirono per combattere il nuovo nemico, famosa resta la battaglia del 480 a.C.. Divenuta forte  militarmente, Siracusa nel 415 a.C., essediò la città Greca di Segesta. Gli ateniesi, vennero in suo aiuto, organizzando una flotta che doveva sorprendere Siracusa dal mare. Nicia capeggiò la spedizione, la quale, malgrado fossero giunti rinforzi al comando di Demostene, non ebbe esito felice. Demostene e Nicia, fatti prigionieri, vennero gettati nelle cave di Siracusa, le Latomie, e condannati a morire di fame. 

gli ammiragli greci, Demostene e Nicia, in seguito al fallimento della spedizione contro Siracusa, vennero gettati nella cave, le "latomie"(413 a.C.)

Molti mercenari campani, si erano impadroniti di Messina; assaliti da Gerone tiranno di Siracusa, essi avevano chiesto aiuto ai Cartaginesi, poi mutato consiglio ai Romani: questi aderendo all'invito attaccarono in Sicilia anche le colonie Cartaginesi. Importante fu la battaglia navale di Capo Milae (Milazzo) nel 241 a.C., dove i Romani, vinsero i Cartaginesi grazie all'abilità di C.Duilio, più tardi ci pensò Lutazio Catulo a sbaragliare definitivamente le navi nemiche presso le isole Egadi. Sgomberati i Cartaginesi dall'isola, la Sicilia divenne la prima provincia del nascente Impero Romano. Col declinare dell'Impero Romano ebbe inizio per la Sicilia un lungo periodo di decadenza: saccheggiata dai Franchi nel 280, nel V secolo fu occupata nella parte più occidentale dai Vandali. La loro permanenza, fu molto breve, giacchè l'esercito Bizantino, capeggiato da Belisario, in soli due anni, li cacciò definitivamente dalla Sicilia. Ridotta provincia Bizantina capitale della quale fu Siracusa, la Sicilia godette un'epoca di relativo benessere.

dominazione Araba in Sicilia

Ma poco più di un secolo dopo, le mire degli Arabi, si puntarono sulla Sicilia. Dall'826 all'831 si scatenò la guerra di conquista, che culminò con la caduta di Palermo e, da allora fino al 1070, la Sicilia visse un'epoca di floridezza mai goduta fino ad allora. Gli Arabi ottimi agricoltori, trasformarono con l'irrigazione vasti campi aridi ed impervi in vere oasi di fertilità: introdussero la coltivazione degli aranci, della canna da zucchero, del gelso, della palma, e del cotone, e penetrarono all'interno lasciando dovunque il ricordo del loro passaggio.

Ma ecco che nel 1061 Ruggero d'Altavilla, duca di Calabria e di Puglia, varcò lo stretto e occupò Messina. Fu questa la prima conquista Normanna in terra siciliana. 

I Normanni, erano una popolazione originaria della Scandinavia e della Danimarca che, come altre popolazioni germaniche, si era dedicata di preferenza alla guerra e alla razzia. Guidati da Ruggero d'Altavilla, i Normanni iniziarono una aspra e dura lotta contro gli Arabi, dopo cinque mesi di assedio, la signoria araba in Sicilia potè considerarsi finita. Non passò molto tempo infatti, che Ruggero II, si fece incoronare a Palermo "re di Sicilia" nel 1130. Il nuovo re rispettò i costumi e la religione dei popoli sottomessi; tuttavia, applicò in Sicilia, il sistema feudale, e assegnò le terre ai militari e agli ecclesiastici di maggior fiducia. La Sicilia durante il regno Normanno, ebbe una specie di parlamento, formato da un "braccio militare"  comprendente i possessori dei feudi, e un "braccio ecclesiastico" costituito dall'alto clero. Questa "monarchia feudale" si protrasse nell'isola fino al 1860, allorchè subentrarono i Comuni. Ai Normanni succedette la casa germanica di Svezia: particolarmente splendida fu la corte di Federico II, incoronato nel 1215 re di Sicilia. La Curia Romana, vantando alcuni diritti sulla Sicila, cominciò ad appoggiare  l'avvento sul trono di Sicilia di Carlo d'Angiò, che ricevette la corona nel 1266. Carlo d'Angiò non tardò, con la sua politica autoritaria e disumana, ad attirarsi l'odio di tutti i Siciliani: il lunedì di Pasqua del 1282, scoppiò una rivolta, detta dei "Vespri siciliani", che non tardò a dilagare  in tutta l'isola e che degenerò in una vera e propria guerra tra i Francesi e i Siciliani spalleggiati dalla casa spagnola degli Aragona.

La pace di Caltabellotta, nel 1302, poneva fine alle alterne vicende della lotta, assegnando definitivamente la Sicilia agli Aragonesi.

Sino al 1712, prima sotto gli Aragonesi, poi sotto la Spagna, la Sicilia fu legata alla politica della penisola iberica. Governata da vice re spesso più attenti alle proprie tasche che non ad amministrare equamente l'isola, la Sicilia, piombò in uno stato di desolazione: l'agricoltura fu trascurata, le industrie e i commerci ebbero un arresto. Il tentativo di rivolta, avvenuto a Palermo nel 1647 per opera di Giuseppe d'Alessio, la ribellione di Messina nel 1647, repressa nel 1678, denotano il serpeggiare del malcontento fra la popolazione, la quale, benchè sentisse il peso della dominazione straniera, non aveva le forze sufficienti per reagire nè, agitata da rivalità cittadine, la capacità di insorgere con un movimento unanime. Nel 1712, finalmente, cessava il dominio Spagnolo sull'isola. A Vittorio Amedeo II di Savoia, come riconoscimento del suo valore in occasione della guerra contro la Francia e la Spagna, l'Inghilterra, mediante il contratto di Utrecht, assegnava la Sicilia; solo sei anni più tardi l'Austria cedeva ai Savoia la Sardegna in cambio della Sicilia.

Gli Austriaci dimorarono poco tempo in Sicilia; nel 1734, infatti, Carlo III di Borbone succedeva loro nel regno e, nel 1735, veniva incoronato sovrano. I Borboni, come gli Angioini, trasferirono la capitale a Napoli,  nel 1816 Ferdinando III, univa i due regni di Napoli e di Sicilia  facendosi incoronare "re delle due Sicilie". La Sicilia, mal tollerava questo stato di cose che la poneva in condizione svantaggiose nei confronti di Napoli, per questo aderiva entusiasticamente ai moti insurrezionali che dovevano portare all'unità d'Italia: artefici di questa coscienza furono soprattutto Rosolino Pilo e Francesco Crispi, ai quali spettò in gran parte il merito del successo della "spedizione dei Mille". Il 5 maggio 1860, 1072 volontari capeggiati da Garibaldi partivano da Quarto nei pressi di Genova, alla volta della Sicilia. Arrivati a Marsala l'11 maggio, si univano a loro bande di giovani siciliani (i picciotti) guidati da Rosolino Pilo: l'impresa di garibaldina cominciava. A Salemi, Garibaldi, a nome di Vittorio Emanuele II, assunse la dittatura delle Due Sicilie; a Calatafimi, il 15 maggio, avvenne un primo scontro con l'esercito borbonico; il 27, le truppe garibaldine entrarono a Palermo; il 20 luglio, a Milazzo, i valorosi volontari batterono il grosso delle truppe borboniche e proseguirono verso Napoli. la Sicilia ormai era italiana, legata per sempre alle sorti della Nazione.

nel 1860 un grido scosse i Siciliani: Libertà! Garibaldi sbarcava a Marsala coi "Mille"

 

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