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Situata tra l'Africa e l'Europa, la Sicilia, sin dai tempi più antichi, fu la meta dei popoli mediterranei: fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Normanni, Spagnoli, Francesi, si avvicendarono sul suo suolo mescolandosi alle popolazioni sicule e lasciando l'impronta della loro civiltà. |
...alterne
correnti, formando vortici pericolosi, turbano le acque dello stretto di
Messina. Un mostro orrendo, secondo gli antichi, vagava in quelle
acque: trasformata dalla gelosia di Circe in mostro marino, Scilla era
stata un giorno una magnifica fanciulla amata da Glauco: ora più nulla
di umano le restava. Immersa nelle onde e invisibile ai naviganti, essa
attendeva le fragili imbarcazioni che osavano avventurarsi nello stretto
e, ghermendole coi suoi tentacoli, le trascinava per sempre nelle
tenebre del fondo. Colui che riusciva a scampare dalle grinfie di Scilla,
alla pastorizia e alla pesca, coltivavano il grano, l'ulivo e la vite: la loro vita trascorreva felice, paga del lavoro agricolo e del culto delle divinità: fra queste le più amate dai Siculi erano le Dee Madri e i Fratelli Palici (gemelli nati da Giove e da Talia) ai quali era consacrato un laghetto presso l'odierna Palagonia. Nell'evocare tempi così lontani, la realtà si confonde talvolta con la leggenda: narrano gli antichi, ad esempio, che nella città Sicana di Camico (Kamicos) fosse perito il re di Creta, Minosse, giunto in Sicilia sulle tracce di Dedalo, fuggito dal labirinto dove il re l'aveva rinchiuso, mediante le immense ali che egli stesso si era costruito. Sparirono i Sicani dall'isola nel III sec. a.C., forse perchè, essendo in minor numero, erano stati assorbiti dalla popolazione più numerosa dei Siculi. Ma già da molto tempo altri popoli erano venuti dal mare: già i Fenici e i Greci erano approdati sulle coste orientali dell'isola e avevano scambiato con le popolazioni indigene commercio di metalli e di prodotti agricoli. Una
grande migrazione dalla Grecia alla Sicilia cominciò intorno al 725
a.C. Gli Ioni insieme ai Dori si insediarono nei punti più propizi
della costa formando colonie come Nasso, Leontini, Catania Megara e
Siracusa. I Greci portarono in Sicilia la loro civiltà, la loro
religione, le loro tradizioni millenarie e nell'isola fiorì una nuova
ricchezza. Chiamarono la Sicilia Trinacria per la sua forma triangolare.
A Siracusa ed Agrigento si instaurò un governo tirannico il quale
assunse forma dinastica. Intanto anche i Cartaginesi, erano giunti sulle
coste siciliane, sicchè i Dori e gli Ioni si unirono per combattere il
nuovo nemico, famosa resta la battaglia del 480 a.C.
Molti
mercenari campani, si erano impadroniti di Messina; assaliti da Gerone
tiranno di Siracusa, essi avevano chiesto aiuto ai Cartaginesi, poi
mutato consiglio ai Romani: questi aderendo all'invito attaccarono in
Sicilia anche le colonie Cartaginesi. Importante fu la battaglia navale
di Capo Milae (Milazzo) nel 241 a.C., dove i Romani,
Ma poco più di un secolo dopo, le mire degli Arabi, si puntarono sulla Sicilia. Dall'826 all'831 si scatenò la guerra di conquista, che culminò con la caduta di Palermo e, da allora fino al 1070, la Sicilia visse un'epoca di floridezza mai goduta fino ad allora. Gli Arabi ottimi agricoltori, trasformarono con l'irrigazione vasti campi aridi ed impervi in vere oasi di fertilità: introdussero la coltivazione degli aranci, della canna da zucchero, del gelso, della palma, e del cotone, e penetrarono all'interno lasciando dovunque il ricordo del loro passaggio. Ma ecco che nel 1061 Ruggero d'Altavilla, duca di Calabria e di Puglia, varcò lo stretto e occupò Messina. Fu questa la prima conquista Normanna in terra siciliana. I Normanni, erano una popolazione originaria della Scandinavia e della Danimarca che, come altre popolazioni germaniche, si era dedicata di preferenza alla guerra e alla razzia. Guidati da Ruggero d'Altavilla, i Normanni iniziarono una aspra e dura lotta contro gli Arabi, dopo cinque mesi di assedio, la signoria araba in Sicilia potè considerarsi finita. Non passò molto tempo infatti, che Ruggero II, si fece incoronare a Palermo "re di Sicilia" nel 1130. Il nuovo re rispettò i costumi e la religione dei popoli sottomessi; tuttavia, applicò in Sicilia, il sistema feudale, e assegnò le terre ai militari e agli ecclesiastici di maggior fiducia. La Sicilia durante il regno Normanno, ebbe una specie di parlamento, formato da un "braccio militare" comprendente i possessori dei feudi, e un "braccio ecclesiastico" costituito dall'alto clero. Questa "monarchia feudale" si protrasse nell'isola fino al 1860, allorchè subentrarono i Comuni. Ai Normanni succedette la casa germanica di Svezia: particolarmente splendida fu la corte di Federico II, incoronato nel 1215 re di Sicilia. La Curia Romana, vantando alcuni diritti sulla Sicila, cominciò ad appoggiare l'avvento sul trono di Sicilia di Carlo d'Angiò, che ricevette la corona nel 1266. Carlo d'Angiò non tardò, con la sua politica autoritaria e disumana, ad attirarsi l'odio di tutti i Siciliani: il lunedì di Pasqua del 1282, scoppiò una rivolta, detta dei "Vespri siciliani", che non tardò a dilagare in tutta l'isola e che degenerò in una vera e propria guerra tra i Francesi e i Siciliani spalleggiati dalla casa spagnola degli Aragona. La pace di Caltabellotta, nel 1302, poneva fine alle alterne vicende della lotta, assegnando definitivamente la Sicilia agli Aragonesi. Sino al 1712, prima sotto gli Aragonesi, poi sotto la Spagna, la Sicilia fu legata alla politica della penisola iberica. Governata da vice re spesso più attenti alle proprie tasche che non ad amministrare equamente l'isola, la Sicilia, piombò in uno stato di desolazione: l'agricoltura fu trascurata, le industrie e i commerci ebbero un arresto. Il tentativo di rivolta, avvenuto a Palermo nel 1647 per opera di Giuseppe d'Alessio, la ribellione di Messina nel 1647, repressa nel 1678, denotano il serpeggiare del malcontento fra la popolazione, la quale, benchè sentisse il peso della dominazione straniera, non aveva le forze sufficienti per reagire nè, agitata da rivalità cittadine, la capacità di insorgere con un movimento unanime. Nel 1712, finalmente, cessava il dominio Spagnolo sull'isola. A Vittorio Amedeo II di Savoia, come riconoscimento del suo valore in occasione della guerra contro la Francia e la Spagna, l'Inghilterra, mediante il contratto di Utrecht, assegnava la Sicilia; solo sei anni più tardi l'Austria cedeva ai Savoia la Sardegna in cambio della Sicilia. Gli
Austriaci dimorarono poco tempo in Sicilia; nel 1734, infatti, Carlo III di
Borbone succedeva loro nel regno e, nel 1735, veniva incoronato sovrano. I
Borboni, come gli Angioini, trasferirono la capitale a Napoli, nel 1816
Ferdinando III, univa i due regni di Napoli e di Sicilia facendosi
incoronare "re delle due Sicilie". La Sicilia, mal tollerava questo
stato di cose che la poneva in condizione svantaggiose nei confronti di Napoli,
per questo aderiva entusiasticamente ai moti insurrezionali che dovevano
portare all'unità d'Italia: artefici di questa coscienza furono soprattutto
Rosolino Pilo e Francesco Crispi, ai quali spettò in gran parte il merito del
successo della "spedizione
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